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7 marzo 2012

"Cose che nessuno sa" di Alessandro D'Avenia


Avvertenza: pur trattandosi di un libro che definire prevedibile è fin troppo generoso, nella seguente recensione vengono rivelati vari elementi della trama. Chi volesse gustarsi i sensazionali colpi di scena contenuti nel romanzo, si legga prima il nuovo libro di D’Avenia e poi,  questa recensione.

Premessa: Non fosse per i miei alunni, che lo adorano, non avrei mai letto il secondo romanzo di Alessandro D’Avenia, Cose che nessuno sa. A loro D’Avenia piace moltissimo e, da un certo punto di vista, posso capirli. I due romanzi finora scritti dal giovane scrittore siciliano mettono in campo tutta una serie di trucchetti e di colpi bassi ai quali un adolescente difficilmente può resistere. Non potendo inserire le opere di D’Avenia nell’indice dei libri proibiti, anche se, lo confesso, se ne esistesse ancora uno, mi piacerebbe molto farlo, non mi resta che rassegnarmi al fatto che è meglio che leggano con passione “Bianca come il latte, rossa come il sangue” e “Cose che nessuno sa” piuttosto che non leggano affatto. In un secondo momento, dopo un percorso di lettura via via più impegnativo, si può, forse, ragionare con loro sui limiti di queste opere sviluppando in loro un maggiore senso critico.

Il nuovo libro di Alessandro D’Avenia, Cose che nessuno sa, è come una bolla di sapone: iridescente e cangiante in superficie, completamente vuoto dentro. Se Bianca come latte, rossa come il sangue, primo fortunato romanzo dello scrittore e insegnante siciliano (nato a Palermo nel 1977), poteva anche avere una sua, per quanto fioca, ragione d’essere, la sua nuova fatica lascia decisamente perplessi. La trama, che ripropone molti elementi di Bianca come il latte, rossa come il sangue, risulta assolutamente prevedibile e scontata. La protagonista, Margherita, è una giovane adolescente alle prese con il primo anno delle superiori. Improvvisamente, il padre abbandona la famiglia, facendo cadere in una crisi profonda la giovane ragazza. L’unica che riesce ad alleviare in parte la sua pena è la nonna Teresa, una figura patetica, ai limiti della caricatura, continuamente intenta a cucinare, a sciorinare illuminanti massime sulla vita in siciliano e a ricordare il marito morto e il loro straordinario amore. Altra figura insopportabile è quella del giovane professore di lettere, una sorta di fotocopia del sognatore del primo romanzo, portata qui al parossismo. Immaturo sentimentalmente, si rifugia dietro i suoi libri per non affrontare la vita e la sua paura di crescere, che in questo caso si manifesta nell’incapacità di fare un salto di qualità nella relazione con Stella, la donna di cui è innamorato. Sarà proprio lui, grazie alle sue travolgenti e palpitanti lezioni sull’Odissea, e in particolare grazie al racconto del viaggio intrapreso da Telemaco alla ricerca del padre Ulisse, a suggerire a Margherita l’idea di partire alla ricerca del padre. La accompagnerà Giulio, un ragazzo senza genitori, bello e dannato, capace però di redimersi grazie alla forza dell’amore. Il viaggio finirà in un tragico incidente, in seguito al quale Margherita entrerà in coma. Al suo capezzale, il padre e la madre si ritroveranno nuovamente uniti e innamorati. Inutile dire che Margherita si risveglierà e che la sua relazione con Giulio continuerà. Il professore, dal canto suo, troverà la forza di affrontare i suoi blocchi e sposerà Stella. Insomma, della serie “e vissero tutti felici e contenti”. A parte il povero lettore. Che si deve sorbire una storia ruffiana e banale, raccontata con uno stile lezioso, fortemente emotivo, che vorrebbe essere lirico e poetico e che invece risulta irritante e ridicolo. Il buonismo dolciastro e fasullo di questo libro non ha nulla di catartico e non rappresenta, come forse vorrebbe il suo autore, un elogio alla bellezza della vita, bensì uno sfregio alla stratificata e ruvida complessità dell’esistenza.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho letto "cose che nessuno sa" non sapendo nulla dell'autore, non avendo letto il suo romanzo precedente, unicamente guidato dalla marea di commenti positivi che riguardano questo romanzo.

L'ho letto in soli 4 giorni, non perché mi avesse catturato, ma perché non vedevo l'ora di finirlo. E una volta finito, ero quasi scioccato dalla banalità del libro al punto che mi sono messo a cercare su Internet qualche voce "fuori dal coro". Sono contento di aver trovato questa recensione, che descrive con assoluta precisione il mio giudizio.

Anonimo ha detto...
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Fabio Giaretta ha detto...

Anch'io ho letto recensioni nel complesso positive. Persino Antonia Arslan, l'autrice della "Masseria delle allodole" ha dato un giudizio favorevole sulle pagine di "Famiglia Cristiana". Come un libro del genere possa ottenere pareri favorevoli è un mistero. Sono cose che nessuno sa...

Sergio Fenizia ha detto...

Salve Fabio, ero passato dal tuo blog per il post più recente, quello con la bella intervista a Mariapia Veladiano (ho lasciato un commento), e mi è caduto l'occhio su questa recensione del libro di Alessandro D'Avenia.

Sarà che vivo in Sicilia e quindi forse guardo questo giovane scrittore con occhio benevolo, ma devo dirti che a me è piaciuto molto anche questo secondo romanzo, certamente più impegnativo rispetto a "Bianca come il latte, rossa come il sangue". Ti confesso che se non avessi premesso che l'avevi letto davvero fino in fondo, il tuo giudizio così drastico mi sarebbe apparso quasi un pre-giudizio.

Sono convinto che D’Avenia possa fare ancora meglio, ma questo è un altro discorso di cui parlerò con lui (e ne scriverò) se un giorno avrò l’occasione di intervistarlo. Un saluto.

Fabio Giaretta ha detto...

Gentile Sergio, grazie per l'apprezzamento dimostrato verso l'intervista alla Veladiano.
Quanto ai libri di D'Avenia,proprio non riesco ad avere uno sguardo benevolo. Non mi piace il suo stile furbetto, caramelloso e lezioso. Poi, da professore, non sopporto il modo in cui rappresenta e sfrutta il mondo della scuola. Tutto sommato ho digerito, anche se un po' a fatica, il primo libro, ma il secondo è davvero indigesto e spesso ridicolo. L'ho letto tutto, non giudico mai un romanzo a priori, però ti confesso che ho dovuto sforzarmi per terminarlo. Se ci sarà un terzo libro, speriamo almeno non abbia per protagonisti alunni e professori.
Grazie della visita

Annamaria ha detto...
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Annamaria ha detto...

Sinceramente nelle tue parole leggo soltanto un sarcasmo inopportuno, nel giudicare così negativamente la nonna di Margherita, il suo insegnante e tutta la vicenda che a mio parere è invece molto realistica e particolarmente trascinante. E lo dice un adolescente, quindi dovresti crederci. "Come un libro del genere possa ottenere pareri favorevoli non è un mistero", più che altro il mistero è come un lettore, come te, possa non apprezzare la magia delle parole, lasciarsi incantare dalla piacevolezza della lettura. Non sarà il miglior libro del mondo, però mi è stato d'immenso aiuto, mi ha aiutato un po' a crescere, ed è questo lo scopo.

Fabio Giaretta ha detto...

Gentile Annamaria, sono assolutamente d'accordo con te sul fatto che "Cose che nessuna sa" di D'Avenia per un adolescente, e non solo, possa risultare coinvolgente e trascinante. Non a caso, come ho scritto nella recensione, molti miei studenti lo leggono con piacere. Anzi, purché leggano, D'Avenia lo inserisco sempre nella lista dei libri consigliati, soprattutto al biennio. Posso anche capire che una giovane ragazza come te si faccia trasportare dalla storia, mettendo in secondo piano il valore estetico del libro che, ribadisco, trovo molto scarso. Anche sul realismo ho qualche dubbio. La rappresentazione del professore, ad esempio, come moltissime altre cose del romanzo, risulta insopportabilmente falsa e, a mio avviso, lontanissima dalla realtà. Quanto alla magia delle parole di cui parli, trovo ce ne sia davvero poca. D'Avenia scrive bene, non c'è dubbio, e lo sa. Il suo stile però è, per me, troppo compiaciuto, ruffiano e stucchevole. Mi ricorda quei film in cui si usa in modo furbo ed eccessivo la musica per amplificare a dismisura le emozioni dello spettatore. Naturalmente la mia è solo un'opinione e tu sei liberissima di dissentire. Mi fa molto piacere che una giovane lettrice come te abbia lasciato qui il suo commento per difendere un libro.

Sergio Fenizia ha detto...

Salve, Fabio.
Pochi giorni fa mi è arrivato l’avviso di un ulteriore commento a questo post di cui mi ero quasi dimenticato. E così oggi sono ripassato.
Hai avuto modo di vedere il film tratto dal primo romanzo di Alessandro D’Avenia? A Palermo è uscito ad aprile. Non ha avuto lo stesso successo del libro, ma è piaciuto abbastanza, anche agli adulti.
Buone vacanze.