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13 ottobre 2012


Nell'attesa che esca il nuovo libro di Mariapia Veladiano, pubblico la recensione che ho scritto sul suo romanzo d'esordio "La vita accanto" e pubblicato nel  Giornale di Vicenza del 29 novembre 2011.

di Fabio Giaretta

Fin dal suo primo respiro, Rebecca è stata confinata ai margini del mondo. La sua colpa è quella di essere nata brutta, terribilmente brutta. Creature come lei vivono in punta di piedi, possono solo elemosinare briciole di vita ed essere grate di quel poco che, generosamente, viene loro offerto. Come una monaca di clausura viene tenuta reclusa nell’antico palazzo di famiglia, che si trova nel quartiere delle Barche, a Vicenza, affacciato sul fiume Retrone. Rebecca però ha delle mani bellissime. Quando si posano sui tasti del pianoforte, creano una musica dotata di un’incantevole grazia che riesce a portarle un soffio di vita e a rendere più lieve il peso dei suoi giorni. Rebecca è la protagonista de La vita accanto, sorprendente romanzo d’esordio della vicentina Mariapia Veladiano, cinquant’anni, residente a Bressanvido, laureata in Filosofia e Teologia, insegnante di lettere all’Istituto Remondini di Bassano e collaboratrice della rivista Il Regno. Il libro, di cui sono stati già venduti i diritti inglesi, dopo aver vinto il Premio Calvino 2010, prestigioso riconoscimento assegnato ai manoscritti inediti, esce ora per Einaudi.   
La Veladiano sceglie di raccontare questa storia cupa, delicata e crudele allo stesso tempo, dal sapore un po’ ottocentesco e dickensiano, attraverso la voce di Rebecca, servendosi di uno stile nitido, raffinato e molto evocativo, capace di dare un fascino misterioso e impalpabile alle vicende narrate che si dipanano dall’infanzia fino all’adolescenza della protagonista.
Lo scenario nel quale Rebecca si muove, spesso in modo clandestino, è la città di Vicenza. Una città bellissima, ma «che ha l’anima nera come le acque del Retrone», spietata, ipocrita e perbenista, votata al culto delle apparenze, che rende ancora più difficile l’esistenza di una ragazza-mostro.    
Attorno a lei ruota un microcosmo di personaggi tratteggiati dalla Veladiano con sottile sapienza narrativa. Un efficacissimo uso di diversi registri linguistici e poche essenziali pennellate le bastano per creare figure intense e originali, che palpitano come la vita vera. C’è la madre, che dopo la nascita della figlia, ha dismesso i suoi vestiti colorati e ha cominciato a vestirsi a lutto. Da quel momento la vita in lei si è rinsecchita. La sua esistenza nasconde però dei segreti che giacciono celati come i molti oggetti inghiottiti dal fango del Retrone. Il padre, invece, rinomato ginecologo, è un uomo buono ma inadeguato alla vita, incapace di prendersi cura della moglie e della figlia. La zia Erminia, sorella gemella del padre di Rebecca, è una donna bellissima, posseduta da una vitalità inquieta, e consumata da un amore segreto e irrealizzabile. Sarà lei che farà scoprire alla nipote la magia della musica.
L’unica amica che mitiga la solitudine di Rebecca è Lucilla, una ragazza grassoccia e incontenibile, che esprime il suo bisogno di esistere comunicando tutto a tutti, facendo uscire dalla sua bocca inarrestabili fiumi di parole. Chi si prende davvero cura della protagonista è la fantesca Maddalena, che con la sua schietta genuinità si sottrae ai malefici miasmi che la circondano.
Ci sono infine la protettiva maestra Albertina, il generoso e mite maestro di pianoforte Aliberto De Lellis e sua madre, la misteriosa e affascinante Gabriella De Lellis. Un tempo famosa concertista, ora passa le sue giornate suonando nella sua villa, che si trova lungo la strada che porta a Monte Berico, e inseguendo i ricordi che, apparentemente, sembrano tarlati dal morbo di Pick. Grazie a lei, la protagonista potrà rimpossessarsi delle memorie mancate del suo passato, in particolare di quelle della madre, e aprirsi ad un futuro che, per quanto incerto e fragile, lascia intravedere una presenza più piena, seppur sempre celata, nel mondo. Perché, come spiega Gabriella De Lellis a Rebecca, «se c’è una cosa giusta in quello che il vangelo dice, è che c’è una vita nuova dietro ad ogni angolo».





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