Nell'attesa che esca il nuovo libro di Mariapia Veladiano, pubblico la recensione che ho scritto sul suo romanzo d'esordio "La vita accanto" e pubblicato nel Giornale di Vicenza del 29 novembre 2011.
di Fabio Giaretta
Fin dal suo primo respiro,
Rebecca è stata confinata ai margini del mondo. La sua colpa è quella di essere
nata brutta, terribilmente brutta. Creature come lei vivono in punta di piedi,
possono solo elemosinare briciole di vita ed essere grate di quel poco che, generosamente,
viene loro offerto. Come una monaca di clausura viene tenuta reclusa nell’antico
palazzo di famiglia, che si trova nel quartiere delle Barche, a Vicenza, affacciato
sul fiume Retrone. Rebecca però ha delle mani bellissime. Quando si posano sui
tasti del pianoforte, creano una musica dotata di un’incantevole grazia che
riesce a portarle un soffio di vita e a rendere più lieve il peso dei suoi
giorni. Rebecca è la protagonista de La
vita accanto, sorprendente romanzo d’esordio della
vicentina Mariapia Veladiano, cinquant’anni, residente a Bressanvido, laureata
in Filosofia e Teologia, insegnante di lettere all’Istituto Remondini di
Bassano e collaboratrice della rivista Il
Regno. Il libro, di cui sono stati già venduti i diritti inglesi, dopo aver
vinto il Premio Calvino 2010, prestigioso riconoscimento assegnato ai manoscritti
inediti, esce ora per Einaudi.
Lo scenario nel quale Rebecca si
muove, spesso in modo clandestino, è la città di Vicenza. Una città bellissima,
ma «che ha l’anima nera come le acque del Retrone», spietata, ipocrita e
perbenista, votata al culto delle apparenze, che rende ancora più difficile
l’esistenza di una ragazza-mostro.
Attorno a lei ruota un microcosmo
di personaggi tratteggiati dalla Veladiano con sottile sapienza narrativa. Un
efficacissimo uso di diversi registri linguistici e poche essenziali pennellate
le bastano per creare figure intense e originali, che palpitano come la vita
vera. C’è la madre, che dopo la nascita della figlia, ha dismesso i suoi vestiti
colorati e ha cominciato a vestirsi a lutto. Da quel momento la vita in lei si
è rinsecchita. La sua esistenza nasconde però dei segreti che giacciono celati
come i molti oggetti inghiottiti dal fango del Retrone. Il padre, invece, rinomato
ginecologo, è un uomo buono ma inadeguato alla vita, incapace di prendersi cura
della moglie e della figlia. La zia Erminia, sorella gemella del padre di
Rebecca, è una donna bellissima, posseduta da una vitalità inquieta, e consumata
da un amore segreto e irrealizzabile. Sarà lei che farà scoprire alla nipote la
magia della musica.
L’unica amica che mitiga la
solitudine di Rebecca è Lucilla, una ragazza grassoccia e incontenibile, che
esprime il suo bisogno di esistere comunicando tutto a tutti, facendo uscire
dalla sua bocca inarrestabili fiumi di parole. Chi si prende davvero cura della
protagonista è la fantesca Maddalena, che con la sua schietta genuinità si
sottrae ai malefici miasmi che la circondano.
Ci sono infine la protettiva
maestra Albertina, il generoso e mite maestro di pianoforte Aliberto De Lellis e
sua madre, la misteriosa e affascinante Gabriella De Lellis. Un tempo famosa
concertista, ora passa le sue giornate suonando nella sua villa, che si trova lungo
la strada che porta a Monte Berico, e inseguendo i ricordi che, apparentemente,
sembrano tarlati dal morbo di Pick. Grazie a lei, la protagonista potrà
rimpossessarsi delle memorie mancate del suo passato, in particolare di quelle
della madre, e aprirsi ad un futuro che, per quanto incerto e fragile, lascia
intravedere una presenza più piena, seppur sempre celata, nel mondo. Perché,
come spiega Gabriella De Lellis a Rebecca, «se c’è una cosa giusta in quello
che il vangelo dice, è che c’è una vita nuova dietro ad ogni angolo».
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